Pandemia, pandemia, tutte le cose belle se le porta via.
Proprio così, questo anno è volato via senza regalarci nulla o quasi delle nostre consuete attività. Niente stadio per i tifosi, niente sciate per gli amanti della montagna, niente palestra per gli sportivi, niente ristoranti per i buongustai, niente centri commerciali e soprattutto niente teatro. La mancanza del teatro per me, per noi dell’Instabile Compagnia, è stata veramente un colpo basso. Avevamo e anzi, abbiamo ancora, progetti in sospeso con la nostra scuola di recitazione, il tanto agognato spettacolo di fine corso proprio non riusciamo a farlo e quando riusciremo chissà per quanti spettatori potremo farlo. Tutto incerto, tutto provvisorio, tutto sospeso a mezz’aria senza risposte, senza nessun seppur minimo tentativo di programmazione. Il settore teatro è stato completamente abbandonato a se stesso a tutti i livelli, non hanno avuto spazi le grandi compagnie e i grandi spettacoli, figuriamoci se lo avremmo potuto avere noi che siamo l’ultima ruota del carro.
L’ultima ruota del carro… che bruttissimo termine, dà l’idea di un qualcosa di scarso, di penalizzante, come la maglia nera al giro d’Italia, invece noi siamo e rappresentiamo tutto quello che ognuno vorrebbe essere e fare, il “nostro” modo di fare teatro arriva al cuore, arriva alla pancia della gente perché nei nostri spettacoli esiste solo la passione, la voglia, il coraggio di mettersi in gioco. Esiste il desiderio di calcare quel palcoscenico, di annusare quelle tavole spesso sbertucciate, di vivere l’attesa stipati nei camerini a contare i minuti che ci separano dall’inizio.
L’ultima ruota del carro sbircia da dietro il sipario per vedere quanta gente c’è in platea, trema, in attesa del primo applauso e dalla paura di dimenticarsi la parte, la battuta. L’ultima ruota del carro è quella che dà un opportunità a tutti, che può regalare un sogno a chi si sente ultimo veramente, può far diventare timido un leone e può far ruggire un timido. Il nostro prossimo spettacolo è pronto già da un anno, nei miei sogni sarebbe dovuto andare in scena prima dell’ultimo Natale. Pensare che ci avevo messo tutto me stesso nel sognarlo, scriverlo, disegnarlo, ipotizzarlo e realizzarlo. Attori già scelti, qualcuno di loro ancora non lo sa, parti assegnate, costumi acquistati, musica definita… manca lui, il palcoscenico, uno qualsiasi anche una piazza o un giardino pubblico. Mentre scrivo, mi passano davanti le scene, come le ho sognate e mi viene da sorridere poi penso che all’orizzonte ci sono solo dei nuvoloni carichi di tempesta e allora il sorriso svanisce e lascia il posto a tanta tristezza e tanta rabbia.
Ma noi non molliamo, alla prima occasione ci faremo trovare pronti, prontissimi per regalarvi e regalarci un altro sogno , un’altra emozione, quella scarica di adrenalina che è vita, che è amore.
Filippo